PROCESSO AEMILIA - LA SENTENZA

La sentenza del processo Aemilia è arrivata, ed è una sentenza pesante, una sentenza che conferma l’impianto accusatorio e l’esistenza, negli anni passati, in Emilia e a Reggio in particolare, di un’associazione a delinquere di stampo mafioso.

Nel nome del popolo italiano, Francesco Maria Caruso legge parole storiche; nel nome del popolo italiano, la corte del processo Aemilia condanna in primo grado a 1.225 anni di carcere un gruppo di persone che, a vario titolo, ha organizzato, promosso, favorito e appoggiato la penetrazione della ‘ndrangheta a Reggio e in tutta l’Emilia. 125 condannati su 148 imputati, una ventina le assoluzioni, tre le prescrizioni.

Nomi e cognomi, articoli e commi che sono scanditi nel silenzio quasi totale, in un clima surreale cresciuto di ora in ora visto l’ampio ritardo dell’inizio della lettura, prevista per le 11 e invece cominciata alle 13 e durata poi due ore.  Vengono pronunciate le sentenze del rito ordinario, per fatti commessi prima degli arresti del 28 gennaio 2015; vengono pronunciate le sentenze del rito abbreviato, per i 24 accusati di aver continuato anche dopo a far parte dell’organizzazione, e in questo secondo filone la mano dei giudici è stata forse ancora più pesante.
E’ il caso di Gianluigi Sarcone, condannato a 3 anni e 6 mesi in ordinario ma a 16 anni e 4 mesi in abbreviato; è il caso di Alfonso Paolini, giudicato solo in abbreviato e condannato a 15 anni. E’ il caso di Pasquale Brescia, l’ex titolare del famigerato Antichi Sapori: 6 anni e 9 mesi in ordinario, 16 anni in abbreviato. Su tutti spiccano i 37 anni totali per Michele Bolognino, uno dei 6 referenti della cosca in Emilia, l’unico ad aver scelto il dibattimento, e i 38 per Gaetano Blasco.

Francesco e Alfredo Amato vengono condannati a 19 anni a testa; 21 anni per Luigi Silipo, con le grida dei parenti in aula; 19 anni a Giuseppe Iaquinta e 2 al figlio Vincenzo campione del mondo nel 2006 con la nazionale, e qui le urla del reggiolese che grida farabutti e ridicoli prima di essere accompagnato fuori dall’aula squarciano il silenzio. E poi c’è la condanna per il reggiano doc Mirco Salsi, ex patron della Reggiana Gourmet: 4 anni e 6 mesi.

Un sistema anche da un altro punto di vista però, quello delle istituzioni e delle associazioni, che hanno fatto fronte compatto durante il processo: spiccavano le decine di fasce tricolore, di tutta la provincia ma anche dal resto dell’Emilia. Per quanto riguarda le provvisionali, per i 6 Comuni costituitisi parte civile – Reggio oltre a Montecchio, Bibbiano, Gualtieri, Reggiolo, Brescello – 2.200.000 euro riconosciuti a titolo di risarcimento, 500mila euro alla Provincia, 600mila alla Regione, oltre 400mila alla Cgil.

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