LENTIGIONE - DOPO LA PAURA, LA CONTA DEI DANNI E LA RABBIA

A Lentigione, paese del comune di Brescello finito sott'acqua, si lavora invece per riparare l'argine del fiume che si è rotto provocando l'esondazione, ma anche per consentire il progressivo rientro nelle proprie case degli abitanti al più tardi entro una settimana, compatibilmente con gli esiti delle verifiche dei vigili del fuoco.La ripresa delle attività produttive verrà invece valutata caso per caso, in funzione dei tempi di verifica dei danni provocati dalle acque sugli impianti. L'acqua tracimata ieri dal fiume, si sta, infatti, sensibilmente ritirando anche grazie al taglio programmato dell'argine del Canalazzo di Brescello a Ponte Alto di Lentigione.Nella zona allagata sono rimaste 78 persone, delle quali alcune che non intendono abbandonare le proprie abitazioni. Tutte sono state comunque individuate e poste in sicurezza, facilmente raggiungibili dai soccorritori.La Regione ha stanziato due milioni per i primi interventi di urgenza, in attesa di formalizzare la richiesta dello stato d'emergenza al governo. I carabinieri, invece, hanno intensificato i controlli antisciacallaggio. In attesa di cominciare la conta dei danni provocati dalle esondazioni, si registrano intanto i record storici per le piene degli affluenti di sinistra del Po. Ieri, nel Modenese, il Secchia ha raggiunto alle 12 a Ponte Alto la piena di 10,55 metri superando il massimo di 10,27 del dicembre 2009.Nel Parmense, a Colorno, il Parma ha superato il colmo di piena con 9,49 metri (rispetto al 9,14 del 2014). Sono passate senza conseguenze, invece, le piene nel Piacentino e del fiume Reno nel Bolognese, che resta comunque sotto osservazione. Passato anche il colmo di piena dell'Enza a Sorbolo (Parma) con un livello di 12,47 metri, superiore ai due massimi storici raggiunti nel febbraio 2016 (11,63 metri) e nel 1974 (12,20 metri).I consorzi fondiari vanno all'attacco. L'esondazione dell'Enza era un fatto prevedibile da anni. "Purtroppo nei momenti di emergenza e di calamità sembra assolutamente banale, fuori tempo e quasi disonorevole parlare di facili previsioni dimenticandosi del fatto contingente e delle gravi situazioni che questo comporta a danno delle persone, dei beni e delle cose che vengono danneggiate da eventi naturali. Occorre però anche abbandonare l’ipocrisia del “non è adesso il momento, ora bisogna soccorrere e poi si vedrà!”I soccorsi si sono attivati e la solidarietà anche concreta si sta già manifestando in ogni forma possibile e come gli eventi reclamano giustamente. Ma questo non esime coloro i quali possono ritenersi responsabili, dal tacitare le proprie coscienze con il ricorso alla pratica del demandare al “POI” la soluzione dei problemi. In questo caso si può veramente asserire però che tutti sapevano tutto! L’accaduto era stato previsto, era prevedibile con ampio margine di anni, inquadrato nelle valutazioni progettuali collegate alla tanto vituperata ed avversata diga sull’Enza. L’Enza è un torrente con forte pendenza, alta velocità di scorrimento, forte apporto di materiali in sospensione, di breve corso e quindi rapido anche nell’andare fuori controllo. Da molti decenni l’alveo del torrente è pensile (cioè più alto dei terreni che attraversa) e regolato nel suo alveo da alte arginature.Fino qui tutto normale, il flusso è rallentato dai molti meandri e curve, e con normale scorrimento non accadono fenomeni strani, però con una piena di una valenza media, forse decennale, tutto l’impianto entra in crisi. I ponti vanno in stress di sollecitazione, il deflusso diviene caotico, gli argini sono al collasso".

<< Torna alla pagina precedente